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Come viveva la gente comune durante il medioevo?

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2010 10:14
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Sesso: Maschile
27/11/2009 15:14

Il senso del Tempo e le Stagioni

Il sole imprime al tempo il suo ritmo: tempo breve con una alternanza giorno-notte; tempo lungo con il ritorno ciclico delle stagioni e degli anni.

Questa successione immutabile e perfetta appartiene a Dio, dunque alla sua Chiesa. Le feste liturgiche costellano i grandi avvenimenti astronomici di un anno, le preghiere seguono il ritmo del giorno e della notte e le campane della densa rete di chiese che copre l’Occidente segnalano ai fedeli le principali suddivisioni della giornata tra due Angelus.


Il laico non sa valutare esattamente il tempo, stenta a conservare la memoria delle cose lontane e non è in grado di proiettare dei progetti verso il futuro. Allorché parte per un pellegrinaggio o per un lungo viaggio, non è in grado di dire quando ritornerà o che cosa farà dopo il suo rientro. Fatte alcune eccezioni, cronisti e romanzieri sono molto imprecisi quanto a date e cronologie: gli eventi, infatti, sono situati in rapporto alle grandi feste o ad altri avvenimenti la cui importanza colpisce e si imprime nella memoria.

(Tratto da "La vita quotidiana ai tempi dei cavalieri della tavola rotonda" di Michel Pastoureau, 1990)


Il ritmo del tempo


La mentalità medievale è sensibile soprattutto al ciclo regolare dei giorni, delle feste e delle stagioni, alla permanenza delle attese e dei ricominciamenti, e nello stesso tempo all’inesorabilità di un lento e impietoso invecchiamento. Questa rassegnazione “passatista” deriva probabilmente dal fatto che l’uomo del Medioevo, il cavaliere come il contadino, ha del tempo solo un’esperienza concreta. La riflessione intellettuale, i calcoli precisi sono riservati a un piccolo numero di chierici.

Tutti gli altri conoscono solo l’alternanza dei giorni e delle notti, dell’inverno e dell’estate. Il loro tempo è il tempo della natura, scandito annualmente dai lavori agricoli, dalle scadenze e dai tributi da versare al feudatario. Gli scultori hanno ripetutamente rappresentato sui portali delle grandi cattedrali il calendario della vita contadina dove ogni mese è rappresentato da un’attività: gennaio è il mese della festa e della tavola; febbraio quello del riposo, in cui si resta a casa davanti al focolaio; marzo quella della ripresa dei lavori agricoli, in cui si zappa e si tagliano le viti; aprile è il più bel mese dell’anno, il mese del rinnovamento; maggio è il mese del signore che parte per la caccia o per la guerra; giugno è riservato alla fienagione e luglio al raccolto; agosto alla battitura del grano; settembre e ottobre sono i mesi della vendemmia e della semina; in novembre si fanno le provviste di legna per l’inverno e si raccolgono le ghiande per il maiale che verrà ucciso in dicembre.


Il tempo breve: il giorno


Nel borgo è possibile contare le ore anche con le campane del monastero che suonano l’uffizio press’a poco ogni tre ore: i mattinali a mezzanotte, le laudi alle tre, la prima alle sei, la terza alle nove, la sesta a mezzogiorno, la nona alle quindici, il vespro alle diciotto e la compieta alle ventuno. Bisogna osservare che queste ore del giorno e della notte erano molto approssimative, e comunque diverse dalle nostre ore di 60 minuti, per l’eccellente ragione che solo gli equinozi comportavano dei giorni uguali alle notti, ossia 12 ore di giorno e 12 ore di notte pari esattamente a 24 delle nostre ore.

Tra equinozio e solstizio le ore aumentavano o diminuivano; erano approssimativamente uguali tra loro solo nel corso di uno stesso giorno Alcuni conventi possiedono degli orologi idraulici, simili ad antiche clessidre, costituiti da un recipiente da cui l’acqua scende goccia a goccia. Si usa più spesso il quadrante solare e, per misurare i tempi brevi, una semplice clessidra a sabbia.

Di notte il monaco che suona l’ufficio si orienta sulla posizione degli astri o sulla durata di una candela. L’uso del tempo in una giornata è evidentemente molto diverso a seconda delle regioni, delle stagioni e delle categorie sociali. Alcune costanti possono essere osservate: ci si alza presto, prima del levar del sole, perché le attività cominciano all’alba. Raramente si assume del cibo appena alzati, perché le pratiche religiose lo vietano.

La colazione avviene più tardi, verso l’ora della terza. Il pranzo, più abbondante, si fa tra la sesta e la nona ed è seguito da un momento di riposo dedicato al gioco, alla lettura, a una passeggiata o alla siesta. Le attività riprendono verso metà pomeriggio e durano fino al tramonto. La cena si situa tra vespro e compieta, è più lunga degli altri pasti e di solito è seguita da una veglia. Si va a letto presto in quanto l’illuminazione con candele di cera o di sego o lampade a olio è costosa e pericolosa.

La notte è sempre più meno inquietante: è il tempo degli incendi dei tradimenti e dei pericoli soprannaturali. Ovunque le leggi vietano di proseguire il lavoro dopo il cader delle tenebre e puniscono severamente i reati e i delitti commessi fra il calare e il sorgere del sole.


Il tempo lungo: l’anno e il calendario


Il ciclo dell’anno è quello stesso dl calendario liturgico, i cui tempi salienti sono l’Avvento e la Quaresima e le feste principali Natale, Pasqua, l’Ascensione, la Pentecoste e Ognissanti. E’ nel 325, con il Concilio di Nicea, che la data del natale viene definitivamente fissata al 25 dicembre, e solo dal VII secolo la festa di tutti i santi cade il 1° novembre. La data delle altre grandi feste è mobile. Il primo compito dei computisti è di determinare quella di pasqua , fissata a partire dal VI secolo nella “domenica seguente la prima luna piena successiva al 21 marzo”.

E ancora si calcola così: come ne medioevo non deve cadere prima del 22 marzo e dopo il 25 aprile, l’ascensione si celebra quaranta giorni dopo e la pentecoste cinquanta. Se l’anno liturgico inizia la prima domenica di avvento, quello civile varia secondo le regioni: in Inghilterra l’anno inizia il 25 dicembre, spostato poi al 25 marzo fino al 1751; in Francia gli usi si differiscono da un’unità amministrativa ad un'altra. Negli atti e nelle cronache non è di uso generale l’indicazione della data a partire dall’incarnazione di Cristo.

In genere sono preferite formule come “l’anno del regno del nostro re..” Altri usi attestano ulteriormente l’influenza della vita religiosa sul calendario: in certi periodi dell’anno, il giorno della settimana viene indicato in base alla argomento del brano del Vangelo letto in chiesa. In tal modo il giovedì della seconda settimana di Quaresima è detto il giorno del “ricco cattivo”, il venerdì quello dei “vigniaioli” e il sabato quello dell’”adultera”.

Ma questi problemi sono ad appannaggio dei chierici, mentre signori e cavalieri pongono attenzione alle date delle corti di giustizia e delle assemblee feudali, delle investiture e delle cerimonie cavalleresche, del pagamento dei tributi o dell’apertura delle fiere o dei mercati.



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